Ultima modifica: 26 Ottobre 2017

ABBATE RAFFAELE – RACCONTO –

Sezione  scolastica :

A

anno diploma :

1963

 

Sono nato  nella prima metà del secolo scorso in una piangente cittadina di provincia (Benevento). Ho ricevuto  una educazione libera (non giocare a pallone che sudi, non ti toccare che diventi cieco, non guardare quelle signore sul ciglio della strada che prendi le malattie) e ho compiuto brillantemente gli studi superiori nel  Liceo Classico Francesco Durante di Frattamaggiore al cui confronto l’orfanotrofio di Davide Copperfield è un asilo Montessori, dall’anno della fondazione 1959 fino al 1963

Un episodio importante :Inverno del 1962, frequentavo il terzo liceo.

Prima delle vacanze di Natale partecipai ad una sorta di concorso “letterario”, per gli studenti promossi l’anno prima con la media del sette.

C’era da fare un tema di italiano sulla civiltà ed il progresso.

Scrissi della speculazione edilizia che allora stava nascendo, il cemento iniziava ad invadere in quegli anni le nostre città. Ricordo che il prof di Greco (Alfonso Mele), mentre stavo copiando in bella, si mise dietro le mie spalle e lesse tutto. Mentre si allontanava, mi disse a bassa voce: “Hai fatto un tema comunista, te ne rendi conto? E’ un bel tema, ma è difficile che ti facciano arrivare primo!”.

Fu buon profeta, non arrivai primo, avrei vinto un premio in danaro, se ricordo bene centomila lire, ma arrivai nei primi dieci ed il premio fu un libro a scelta.

Scelsi “Il Ponte sulla Drina”  di Ivo Andric che l’anno prima aveva vinto il premio Nobel per la letteratura.

In questo libro si ripercorre la storia della comunità di Visegrad, città bosniaca sulla riva del fiume Drina, dalla costruzione del ponte alla fine del 1500 sino alla sua parziale distruzione durante la prima guerra mondiale.

Gli abitanti di Visegrad non erano di una sola etnia, bensì cattolici, ortodossi, mussulmani, ebrei.

E’ principalmente di questo che narra il libro: la convivenza di queste etnie, che spesso sono in rivalità tra di loro, ma che tutti i giorni, tutte le volte che s’incontrano sulla “porta” del ponte, diventano una cosa sola, si fondono perdendo ogni rivalità.

Libro appassionante e per certi versi profetico dell’attuale situazione della ex Jugoslavia.

Educa alla tolleranza ed al rispetto delle diversità religiose ed etniche.

Insegnamento inutile perché in quelle terre ed intorno a quel ponte si son continuati a massacrare.

Per mia fortuna quell’insegnamento mi servì.

La lettura di quelle pagine mi diede un senso alle cose molto di più dei vari sermoni, sino ad allora ascoltati, dalle varie cattedre laiche e religiose nelle quali mi ero imbattuto.

Dopo la maturità, frequento l’università,  a metà degli anni ‘60 e vengo vagamente sfiorato dal ‘68. L’8 aprile 1968, mi laureo in Giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Indeciso  tra la carriera universitaria (forse prestigiosa nel futuro ma senza una lira nel presente) e la carriera di principe del foro (stanno aspettando proprio me), provo a iniziarle tutte e due: faccio l’assistente volontario con un prof emerito che non merita d’essere ricordato (1200 a statino firmato) e il procuratore legale.

A uno alle prime armi gli unici clienti che trova sono quelli “Recupero Crediti”, all’epoca gli strozzini con le cambiali.

Dopo un po’ comincio ad acquistare consapevolezza di avere sbagliato entrambe le scelte di lavoro. Fare lo sciacquino di un barone universitario e in aggiunta il legale degli strozzini non è il massimo della vita.

Dagli strozzini cominciano ad arrivare i primi soldi ma non è questo il lavoro della vita.

E’ iniziato un nuovo mondo: “Auto, moto, dischi e i prodotti di moda legati al consumismo mi opprimono, tutti con lo stesso maglione, tutti devono ascoltare lo stesso cantante, tutti devono indossare gli stessi jeans. E per fare ciò occorrono soldi.

Se no non sei nessuno. Intanto all’università folcloristicamente “drogati di delirio di potenza, i gruppettari stravedono e mitizzano immagini, ideologie e rivoluzioni terzomondiste. Nasce il sogno della rivoluzione prendendo in prestito i modelli dalla Cina, da Cuba, dal Vietnam e persino, colmo dei colmi, dall’Albania. Non ho più la voglia di seguire le fantasie delle mosche cocchiere che si possono permettere il lusso dell’attesa della rivoluzione permanente grazie ai soldi di papà e mammà. Per me, forse per caso o forse perché comincio a capire o forse perché sono stufo di prendere i soldi dal cassetto del comò della camera da letto dei miei genitori, finisce il folclore sessantottino, mi taglio i capelli e divento grande.

Ma non mi inquadro e non voglio restare nella merda

Basta con il recupero crediti degli strozzini, basta fare lo sciacquino al barone universitario.

Se devo avere un padrone piuttosto che Don Gennaro ‘o Struzzino o il prof emerito meglio lo Stato.

E allora meglio i concorsi, anche se si tratta di andare al Nord , di emigrare.

Sempre Italia è.

20 luglio 1969. Notte della luna, della TV con Ruggero Orlando e Tito Stagno, con il piede sulla scaletta e con l’applauso di Houston e di tutto il mondo. Sono più o meno le cinque del mattino. E dopo aver visto il piede che scende dalla scaletta, senza aver dormito parto per Roma per fare un altro fottutissimo concorso: all’INPS.

Faccio fatica a memorizzare la sigla, la mia futura suocera che lavora nelle Poste: “ah chille i Santu Rumminiche”. L’INPS all’epoca aveva i suoi uffici napoletani in Piazza San Domenico, a Palazzo Corigliano dove ora c’è la facoltà di Lettere dell’Orientale.

Quella mattina c’è solo l’identificazione, nei due giorni successivi le due prove scritte, quella di Diritto Amministrativo e quella di Diritto del lavoro.

Tutti i concorrenti arrivano in abito da concorso, giacche foderate di compiti arrotolati e cartucciere in vita. Io senza giacca e senza cartucciera: fa troppo caldo, poi mi fido di me stesso e infine chi se ne frega se non lo supero, ho dato un’occhiata agli uffici di Napoli, sono di un avvilimento unico: montagne di carte, gente in fila che litiga e una schiera di strascina faccenne. Insomma la situazione è peggiore degli uffici della Pretura dai quali voglio scappare via.

Armstrong e Buzz Aldrin mi portano bene e mi fanno compagnia nel palazzo dello sport a Roma.

Escono due compiti fuori pronostico: quello di Diritto del Lavoro è “Le modificazioni oggettive e soggettive del rapporto di lavoro”; quello di amministrativo è un compito assurdo sulla giustizia amministrativa.

Quelli con le cartucciere sono sconvolti, mentre nei due giorni la Bic nera a punta fine, con il logo INPS, scivola rapida sui fogli rigati anche loro marchiati INPS. Penso tra me e me: “Ma che mettono il loro marchio ovunque, anche sulla carta igienica” . Mi sembrava una battuta, ma avrei scoperto più avanti che era vero.

Nei banchi intorno a me, tutti con la stessa lettera del cognome, qualcuno mi chiede stupito: “ma cosa stai scrivendo ?”

Ed io: “Ho parlato con la luna e scrivo della luna! Forse!”

E infatti, fui ammesso agli orali e dopo gli orali anche essi superati, il 20 luglio 1970 arrivo a Trento in pieno temporale estivo.

La sede INPS si trova in una strada il cui nome è tutto un programma:Via delle Orfane!

Mica segnali tanto incoraggianti.

E così entro nel mondo del lavoro.

E da allora cerco di migliorare il mondo intorno a me.

Ci ho provato e ci provo ancora.

Malgrado “la capa fresca” ho fatto una brillante carriera all’INPS dove ignoravano ovviamente alcuni aspetti della mia  personalità  poco consoni ad un dirigente pubblico (navigatore di internet, chattarolo, blogger, grafomane). Dal mese di maggio del 2003 sono tornato libero e mi sono dedicato alla scrittura. Ho pubblicato 4 libri,  da maggio  2003 a agosto 2015UU

 

  • I fetenti

 

Si tratta di una carrellata di racconti, venti, più un prologo ed un epilogo che ne sono parte essenziale, che attraversano un secolo dal 1915 al 2004. Ogni racconto, infatti, porta come titolo una data. Ogni racconto, descrive un diverso “fetente”, termine popolare per indicare una persona vile e malvagia. Si mostra la malvagità, anche eccessiva ed esasperata La  si prova ad esorcizzarla ma anche a ricordare a tutti noi che fa parte della nostra natura.Qualche volta usando anche l’arma dell’ironia e della comicità “nera”.

  • La tana del salmone

Un noir corale che si snoda tra Roma, Formia e Manziana, sullo sfondo di importanti avvenimenti storici, ritmato da flashback, incrociando e mescolando le vicende di quattro personaggi, ebraismo, violenza, solitudine e condizionamenti familiari. Jacopo Marrani è un uomo del nostro tempo: violento e feroce ma anche mediocre e banale. La dottoressa Pessè è una psichiatra che vuole dare una svolta alla sua vita. Laura Mazzarella è una donna tradita, che da vittima si trasforma in cieco carnefice. Marcello Corace è un poliziotto indolente, grigio, che si imbatte in una storia più grande di lui.  Jacopo colpito da un infarto, a seguito del grande sforzo compiuto per liberarsi del cadavere di un uomo appena assassinato sul treno, sprofonda nelle tenebre dell’amnesia. Durante il lungo ricovero in ospedale, i ricordi inizieranno a riaffiorare ed è con il ritorno della memoria che il romanzo prende corpo e sostanza.

  • Canapa

E’  una storia che parla del passato, ma è un passato bianco e nero solo nelle foto perché qui si parla di oro, ma non quello giallo e nemmeno quello nero, questo è oro verde, e l’oro verde, all’inizio del 1900, si chiama canapa.

Il romanzo racconta la storia di una famiglia di canapieri di Frattamaggiore nel periodo che va dall’avvento del fascismo alla Seconda Guerra Mondiale. Gli ambienti sono quelli della classe operaia e si toccano temi diversi che vanno dalla fedeltà al ruolo della famiglia, dall’ipocrisia nei rapporti all’amore puro. Senza per questo tralasciare altre questioni centrali di una società che risente dei soprusi dettati dalla guerra e la contrapposizione tra la classe operaia e quella dei cittadini.

  • Prodotti Difettosi

E’ una carrellata di “prodotti difettosi” vale a dire esseri umani che hanno azzerato la loro umanità . L’approccio dell’opera è grottesca infatti le storie dei vari “prodotti difettosi” vengono narrate a mo di rapporto gerarchico che un arcangelo osservatore invia al proprio superiore, colui che non può essere nominato per chiedere istruzioni su quale deve essere il destino di questa umanità difettosa.  Non a caso nella copertina sono stati riprodotti manichini per enfatizzare la disumanità  di questa perduta umanità

 

Sono in fase di editing presso la  casa editrice La Melagrana

  •  Sistema Binario

Scritto a  quattro mani con mia sorella Caterina. Questo romanzo  nasce dall’esigenza di rispondere a questa semplice domanda: come hanno fatto le generazioni, che hanno conosciuto tante tragedie epocali, a sopportarle?   Abbiamo trovato la risposta: Vivendo.

La sintesi: Lungo i binari della Ferrovia, che si incrociano, si allontanano, riportano a casa, scorrono le minime vite di due famiglie, i Lomonaco e i Liberatore, tra amori, gioie, dolori e violenza,  nei  momenti più tragici della grande Storia del Novecento.

 

Completato

  •   Il ballerino di Via delle Vergini

Un giallo ambientato a Roma a maggio del 1944, durante l’occupazione tedesca. Viene assassinnato un ballerino-cantante nella soffitta del Teatro Quirino, le indagini sono affidate al commissario Gerardo Gerardi, un poliziotto stanco, fuori del suo tempo  che attraverso l’indagine cerca  di  svelare il mistero e di trovare una sua ragione di essere. La storia è ricca di personaggi e si dipana dal 15  maggio 1944 sino all’arrivo degli americani a Roma  il 4 giugno 1944.

 




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